Sono in corso le attività di riforestazione delle praterie marine di Posidonia oceanica in Sardegna: 20mila nuove piantine su una superficie di mille metri quadrati verranno messe a dimora nei prossimi mesi tra la Costa Occidentale e Meridionale della Sardegna dal team di biologi marini ed esperti della fondazione MEDSEA.
Le operazioni hanno preso il via nel mese di maggio: il primo progetto è in corso al largo della Penisola del Sinis, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre, e prevede il ripristino di un’area di 350 metri quadri con circa 7mila piantine e rientra all’interno delle operazioni MedSeaGrass; il secondo progetto, in collaborazione con l’Area Marina Protetta di Capo Carbonara è iniziato nelle scorse settimane e ha visto il team di Luna Rossa Prada Pirelli posizionare le prime 800 talee sui fondali di Villasimius, in un’area che si estenderà complessivamente per 250 metri quadri. Il terzo progetto, il più ampio, interesserà 400 metri quadri sui fondali Domus de Maria.
“Il nostro obiettivo – spiega Alessio Satta, presidente della Fondazione MEDSEA – è quella di riuscire a mettere a dimora 1 milione di nuove piantine di Posidonia oceanica entro il 2030. La nostra campagna rientra in un progetto più ampio “Una Foresta Marina per salvare il Pianeta” che intende ripristinare almeno 5 mila ettari di praterie degradate di Posidonia oceanica nel Mar Mediterraneo entro il 2050. Per questo facciamo appello ad aziende, enti pubblici e privati e istituzioni che vogliono impegnarsi in progetti di sostenibilità ambientale sul lungo raggio e a tutelare l’ambiente e in particolar modo il nostro prezioso mare. Metteremo a disposizione porzioni di fondale marino pari a 100 m2, che chiameremo Unità Funzionale Minima (UFM). Con l’acquisto di 1 UFM si contribuirà alla messa da dimora di 2.000 piantine con una capacità di sequestrare CO2 pari a 440 chilogrammi l’anno. Abbiamo deciso di puntare su questa campagna perché la posidonia oceanica è una pianta vitale per la salvaguardia del nostro pianeta”.
Non tutti sanno che la posidonia oceanica è una pianta endemica del Mediterraneo estremamente importante: è habitat di insediamento, riparo, nutrimento, area di riproduzione e sviluppo dei pesci; è capace di ridurre l’impatto delle onde legate a condizioni meteorologiche estreme – che saranno sempre più frequenti nel corso dei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici; è capace di ridurre l’erosione delle coste; assorbe ampie quantità di CO2 che altrimenti si riverserebbero nell’atmosfera.
Secondo stime di MEDSEA di 170mila ettari di praterie di Posidonia oceanica in Sardegna, il 14 per cento risulta danneggiato (più di 20mila ettari). La degradazione delle praterie può essere ricondotta a numerose cause, quasi esclusivamente di origine antropica quali ancoraggio non regolare sulle praterie, pesca a strascico, lo sviluppo costiero ad esempio la costruzione di porti, dighe, barriere frangiflutti. Questi possono modificare correnti e onde e, quindi, il trasporto di sedimenti che può causare la sepoltura della prateria e favorire la sua regressione o aumentare la torbidità delle acque influenzando negativamente la capacità di fotosintesi della pianta.
“Intervenire sulle praterie di Posidonia oceanica danneggiate prima che sia emergenza è certamente il modo migliore per prevenirla. – spiega Francesca Frau, biologa marina MEDSEA – La perdita di Posidonia è un danno immenso considerato che questa pianta cresce appena uno/due centimetri l’anno. Il nostro lavoro consiste nel trovare l’area migliore per ricreare la foresta attraverso l’utilizzo di un drone subacqueo. Procediamo poi alla riforestazione e per cinque anni monitoriamo la crescita delle piantine”.