All’appuntamento che mette al centro le sfide dell’informazione in Europa e le ricadute locali è presente anche il fondatore di Ejatv Tore Cubeddu. Partecipa alla tavola moderata dall’editore Laterza
Anche la Sardegna partecipa alla “Conferenza europea della stampa francofona” in programma a Bari per trattare le sfide dell’informazione nell’Europa e loro ricadute sul mercato locale. Il produttore ed editore Tore Cubeddu è stato invitato infatti in qualità di fondatore di Eja-tv, la prima televisione in lingua sarda.
La tre giorni, organizzata da mercoledì 28 a venerdì 30 settembre, dalla Sezione Italia dell’Unione internazionale della stampa francofona (UPF) con il sostegno dell’UPF Internazionale e della Sezione Valle d’Aosta dell’UPF. Saranno presenti direttori e professionisti di testate giornalistiche della tv e della carta stampata internazionali, nazionali e locali.
In un momento in cui l’Europa si pone una serie di interrogativi sulla strada da seguire per essere fedele ai propri valori fondamentali, l’appuntamento pugliese intende approfondire gli scenari, compresi quelli professionali, economici e tecnologici.
Ecco che, nel quadro di una comunicazione globalizzata, appare doveroso soffermarsi sulle sfide che attendono le minoranze linguistiche, ricchezze di ogni territorio e sostenute da programmi di tutela dall’Europa.
Tore Cubeddu, che interviene alla prima tavola rotonda in agenda giovedì 29 settembre, moderata dall’editore Alessandro Laterza, spiega: «A oltre 20 anni dall’approvazione della legge 482/1999, la presenza delle lingue minoritarie nei media e nell’informazione è un tema fondamentale. Ad oggi, in Italia né la RAI né gli editori privati sono riusciti a proporre un progetto realmente inclusivo, in grado di porre in essere quanto previsto dai principi della UE, coerente e propositivo, risolutivo, in un mondo ancora alla ricerca di un complicato equilibrio tra le molteplici identità che ogni cittadino europeo oggi deve rappresentare».
E conclude: «Quella che i media si trovano ad affrontare, si tratta realmente di una scommessa, perché implica un ribaltamento di paradigma, perché comporta un investimento reale nei più giovani, perché significa accettare di non poter descrivere il futuro con le medesime parole che hanno definito il passato».