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FOOD ECONOMY, LA SARDEGNA NELLE TAVOLE DEI COREANI
Un momento di scambio a Seul

C’è la bottarga, il pane carasau, le paste tradizionali, il torrone, il vino e l’olio extravergine. Sono alcuni dei prodotti che ai primi di giugno i coreani potranno apprezzare in occasione della presenza di una dozzina di imprese sarde all’evento fieristico Seoul Food & Hotel 2022 grazie alla nuova edizione del progetto “Foodss – Food, entrepreneurship and employment between South Korea and Sardinia”, nato per volontà dell’Aspal (Agenzia Sarda per le Politiche Attive per il Lavoro) e ideato e gestito dall’ex Accademia Casa Puddu che, nel 2021, si è trasformata in “COI Accademia Enogastronomica”. L’obiettivo? Realizzare una formazione specialistica per un gruppo di giovani ragazzi sardi nell’ambito della food economy e attività di internazionalizzazione dei comparti produttivi dell’agroalimentare sardo in Corea del Sud.
«È un mercato estremamente appetitoso per l’Italia, che rappresenta il quinto paese nella loro bilancia commerciale degli scambi con in testa vino, cibo e moda. La Corea del Sud ama il made in Italy e ci sono interessanti opportunità anche per i prodotti agroalimentari della Sardegna», racconta a SE24 Gianfranco Massa, presidente di Coi e project manager di Foodss. Ricorda la prima edizione: «Siamo diventati un modello perché nel 2019 eravamo gli unici europei a un’altra fiera di settore del livello della prossima “Seoul Food & Hotel 2022”. Nei giorni scorsi abbiamo inoltre ricevuto una notizia che ci riempe di orgoglio: alla fiera di quest’anno siamo gli unici rappresentanti italiani con 13 aziende sarde provenienti da tutte le aree geografiche, selezionate per coniugare al meglio qualità con capacità commerciale per poter esportare il made in Sardinia».
In Corea i prodotti saranno presentati anche attraverso l’elaborazione in cucina per la massima valorizzazione. Gianfranco Massa descrive i coreani come simili agli italiani nella convivialità: «Specie le nuove generazioni, dotate di una buona capacità di spese, hanno un approccio come il nostro alla tavola e si definiscono gli italiani dell’Asia. Ovviamente sono diversi sia il cibo che l’organizzazione del pasto ma l’aspetto conviviale è esattamente come il nostro». Caratteristiche che saranno tenute in conto dai dieci giovani sardi formati nel progetto. «Cinque di loro verranno con noi a Seul come ambasciatori: due cuochi – di cui uno è un ragazza che ha anche capacità di marketing -, un sommelier e due figure commerciali», riferisce Massa che prosegue: «Il progetto è grosso e ambizioso ma se non ci mettiamo obiettivi ambiziosi con un confronto internazionale non riusciamo a crescere».
I giovani futuri ambasciatori sono attratti dall’esperienza all’estero. Il project manager precisa che hanno iniziato a capire quale potrebbe essere la loro dimensione nel progetto e l’importanza di uno scambio anche relazionale. Rispetto alla prima edizione ci saranno però delle novità: «Tre giovani sardi, non ancora selezionati, faranno un’esperienza all’Accademia di Belle Arti di Seul, dove si studia anche la cucina, che è considerata un’arte, e tre giovani coreani verranno invece in Sardegna alla nostra Accademia a Baradili». Non è tutto: «In Corea Coi ha un collaboratore che segue i rapporti internazionali e ci potrebbero essere delle sorprese nei prossimi mesi», anticipa Massa a SardegnaEventi24.
Manuela Vacca
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