È già passato quasi un anno dall’inizio della pandemia causata dal Covid-19 che ha sconvolto tutto il mondo e le vite di tutti. Dopo mesi di lockdown, incertezze, paure e grandi cambiamenti la vita nella nostra isola è cambiata in funzione delle misure di precauzione necessarie per riuscire ad arginare il virus: in un anno le nostre strade si sono svuotate per non creare assembramenti, i giovani hanno smesso di affollare i locali e le piazze, specialmente nel fine settimana e negli orari notturni, tanti negozi e ristoranti hanno visto le loro attività chiudere e riaprire, con grande incertezza verso il futuro, o chiudere definitivamente e i ritmi e le modalità della vita quotidiana sono cambiati per tutti noi, subordinati e accompagnati da mascherine e distanziamento. Anche gli eventi, che in Sardegna sono sempre stati numerosi e vari, sono stati annullati o riorganizzati completamente in modalità “a distanza”, come anche la scuola che, con la cosiddetta DAD, ancora oggi rappresenta un nodo chiave di questo periodo complicato che ci ha allontanati gli uni dagli altri, anche se solo fisicamente.
Abbiamo dovuto adattarci, reinventarci e abituarci a questa nuova quotidianità e i tanti e nuovi mezzi di comunicazione sono diventati fondamentali e ci hanno permesso di rimanere in contatto con gli altri e di svolgere il nostro lavoro anche dalla scrivania di casa nostra. La pandemia ha cambiato tutto e tutti, partendo dalla sanità, che mai fino ad ora si era trovata a dover affrontare una difficoltà così grande che ha evidenziato come non mai tutti i suoi punti deboli, ma ha portato a galla anche quelli di forza. In totale, ad oggi, la Sardegna conta 37.394 contagi totali dall’inizio della pandemia, e 955 vittime. Il numero di tamponi eseguiti nell’isola è sempre molto alto, specialmente con l’inizio della campagna di screening di massa che ha preso il via in questi mesi. Anche l’economia sarda, come la sanità, sta ancora affrontando un periodo di grande difficoltà: tantissimi negozi e locali dell’isola hanno dovuto adattare i loro servizi con modalità di consegna a domicilio e servizio da asporto, vedendo, però, il loro guadagno diminuire drasticamente e, troppo spesso, essendo costretti a chiudere senza sapere se e quando poter riaprire. Un’altra grande perdita per l’economia è stata quella riguardante tutti quegli eventi che hanno sempre richiamato tanti turisti e visitatori, che non hanno potuto svolgersi sempre a causa dei divieti dovuti al Covid-19.
Altri due nodi chiave di questo periodo sono sicuramente quelli riguardanti gli anziani e i giovani. I primi sono la categoria più a rischio e hanno dovuto, inoltre, affrontare la difficoltà di doversi approcciare, spesso per la prima volta, a strumenti di comunicazione completamente nuovi per loro per poter stare in contatto con le loro famiglie. Dopo gli operatori sanitari tutti gli individui di età avanzata, con precedenza per quelli residenti nelle RSA, saranno i primi a cui verrà somministrato il vaccino per il Covid-19, che rappresenta finalmente una grande speranza. Per quanto riguarda i giovani il nodo principale da sciogliere è sicuramente quello della scuola: La DAD (didattica a distanza) presenta moltissimi limiti e difficoltà, sia dal punto di vista tecnico e organizzativo che da quello umano. È sempre più diffuso, infatti, il malcontento tra coloro che vorrebbero tornare tra i banchi di scuola, seppur con le necessarie misure di sicurezza, e che reputano fondamentale il contatto diretto con il professore e con i propri compagni. In Sardegna, per ora, le uniche classi rimaste in modalità “a distanza” sono quelle delle Università e delle scuole superiori che, però, nel caso di queste ultime, rientreranno nelle loro aule il primo di febbraio, con la speranza che, questa volta, sia per un lungo periodo. Le Università restano, invece, in didattica totalmente a distanza, con un’ipotesi di riapertura prevista per la seconda metà di febbraio.
Letizia Luciano
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