Cagliari, Ex Regio Museo, Prendas torradas, donazione Martinez, 23.07.2024, h. 18.00
Biografia e Bibliografia
Non dalla pittura bisogna partire per comprendere l’arte di Filippo Martinez, ma dalla sua capacità di
vivere e lavorare in continuum. Un vero pictor in continuum. Non c’è, infatti, soluzione tra la sua vita e le
storie che racconta nei quadri.
Così come non c’è soluzione tra queste e quelle che racconta con le poesie, i racconti o gli spettacoli. Il continuum comincia dalla capacità di immaginare e narrare una storia con l’intensità e la meraviglia di cui sono capaci i bambini. Come per loro, vita e finzione scorrono senza separazione. Quello che si vede in un suo quadro è quello che ha già vissuto. Come accadde nella Biennale di Venezia con i 616 ritratti di Immortali, guardiani dell’imperatore Serse (erano davvero 616 ritratti riuniti in un’unica enorme parete).
Martinez non ha solo dipinto quei guerrieri, ma li ha incontrati uno ad uno, dialogando con
loro la notte prima della battaglia. Così pure nel Mostriciattolo che parla male della mamma: il pictor in
continuum ha conosciuto quel mostriciattolo, che era l’autore, o forse un esecrabile Franti. In ogni quadro c’è un frammento della vita di Filippo Martinez che ha dipinto Nevica su Stan Laurel seduto accanto ad Osvaldo Soriano, condividendo con lui la pena per il vecchio comico. Passare da un’arte all’altra, rappresenta un’altra faccia della capacità di Martinez di lavorare in continuum. Non si deve avere paura di chiedersi se un quadro prosegue in un racconto o se proviene da uno spettacolo: è probabile che sia così.
E alla fine, quando una storia è stata vissuta e raccontata nella forma di una mostra, di un libro o di un programma televisivo non smette di vivere ma attraversa il tempo unendosi a tutte le opere da lui create. Migliaia di storie che in 70 anni Filippo Martinez ha dipinto, scritto, filmato e messo in scena. Si potrebbero raggruppare in un’unica grande esposizione per condividere con lui la storia della sua vita che si sovrappone a quella della sua immaginazione. Un continuum che l’artista alimenta nel tempo, in molte forme diverse. Né potrebbe smettere, perché quel continuum coincide con se stesso. Non è un caso che la bibliografia sulla sua variegata opera è altrettanto eclettica ed eterodossa. Di lui, infatti, si sono occupati, senza soluzione di continuità tra saperi, da Oreste del Buono a Vittorio Sgarbi da Giulio Giorello a Barbara Alberti da Natalia Poggi a Giorgio Pisano, per citarne alcuni.
Gianni Giugnini
Prendas Torradas o Gioielli Donati è parte integrante del percorso che i Musei nazionali di Cagliari hanno intrapreso dacché sono Istituto autonomo del Ministero della cultura. Percorso declinato in una pluralità di iniziative rivolte alla comunità cittadina e regionale e a quanti visitano Cagliari.
Prendas Torradas testimonia il fertile e generativo dialogo, attivato dalla direzione e dai componenti degli organi collegiali, tra i Musei nazionali di Cagliari e artisti/e contemporanei/e o i loro eredi.
Le donazioni di opere, di riconosciuto prestigio, arricchiscono le collezioni museali che si sono aperte all’arte contemporanea, per riaffermare il valore educativo dell’ininterrotta dialettica tra passato,
presente e futuro, missione dei Musei dei nazonali di Cagliari.
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