Proseguiamo la nostra chiacchierata con Luigi Bullitta, l’autore e attore di Angius’ House, la serie che racconta le avventure e le disavventure della famiglia Angius e di tutti i loro parenti e amici, il tutto rigorosamente in sardo!
Se siete curiosi e non l’avete ancora fatto, vi invitiamo a leggere i primi articoli, pubblicati qualche giorno fa, e a proseguire con questo nuovo articolo. Buona lettura!

Luigi, ci sono anche dei personaggi che non fanno parte della famiglia.
Sì, ad esempio Vitalia. Lei è proprio l’antagonista, è la tipica donna cattiva di paese. Vitalia non cambierà mai perché lei è così. È piena di nequizia, desidera il male del prossimo. La vita non è solo gioia, non esiste la famiglia felice, c’è anche il male e Angius’ House cerca di rappresentare la realtà, non la bella famigliola felice, che non esiste. La felicità non è costante, a volte arriva. Si può essere sereni, anche nelle piccole cose.

Durante la pandemia hai portato un po’ di spensieratezza: eravamo chiusi a casa e anche un po’ tristi, guardare le tue puntate ci faceva sentire meno soli.
Ti ringrazio, a me fanno stare bene queste parole. Anche per me è stato un momento tristissimo, ho ancora davanti agli occhi le immagini dei camion di Bergamo che trasportavano i defunti per covid. Quando ho visto il riscontro che i video hanno avuto in un momento così difficile, ho pensato d’essere arrivato nel momento giusto: io mi divertivo a fare i video, voi vi divertivate a guardarli. Sentivamo meno la solitudine.

Quanto tempo impieghi per creare una puntata?
Impiego circa quattro giorni a scrivere e a correggere il copione. Quando inizio a girare i video i tempi si allungano, perché sono molto rigoroso e severo e voglio che tutto sia perfetto. Ad esempio, quando Marisa è truccata -al pubblico piace tanto così- mi serve più tempo perché prima giro tutte le sue scene e poi interpreto gli altri personaggi. Per fare il video de Is scarpiteddas è stata necessaria una settimana, a volte, invece, le idee mi vengono sul momento. Per l’ultimo video di Immacolata Toeschi è bastata un’ora in tutto. Ero a casa di un amico, ho avuto un’intuizione e ho girato subito, così come accadeva all’inizio, quando per girare un video era sufficiente spostarmi da una sedia all’altra.

Che emozioni provi?
Quando interpreto questi personaggi è come se perdessi coscienza di me: Luigi non c’è più. Anche a casa sembra un pazzo, a volte mi vergogno un po’ di fare alcune prove davanti agli altri, perché in un secondo cambio diecimila posizioni: sto molto attento a dove è Patty, dove Marisa deve guardare, perché ci tengo che tutto sia fatto bene. Le persone mi danno fiducia ed è giusto ricambiare.

Ricambi in pieno perché ti seguiamo con tanto affetto…
Sì! Sai che a volte i fan si spazientiscono e mi dicono “Oh, il nuovo video quando lo pubblichi? Adesso stai veramente rompendo!” c’è gente che si è arrabbiata.

Alla Giselledda!
Esatto, c’è gente che inizia ad arrabbiarsi se non pubblico i video. Le aspettative sono aumentate e mi occorre più tempo. Mantengo sempre la spontaneità e le personalità dei protagonisti. A volte capita che mi chiedano di cambiare qualcosa, ad esempio di far parlare Veronica e Michael solo in sardo, ma non voglio snaturare i personaggi. Mi piace mostrare la Sardegna di oggi: siamo nel 2021, i ragazzi sono vestiti in quel modo e utilizzano quel linguaggio.

Luigi, parlaci di te.
Studio scienze dell’educazione e della formazione. Sono un sognatore, ma sogno con razionalità. Mi piacciono le cose semplici: una panchina, un amico o un’amica, aria nei polmoni e la libertà di parlare con loro! Certo, anche la solitudine è importante, se non me ne concedessi un po’, questi video non esisterebbero. Mi piace tantissimo leggere, durante la quarantena ho ripreso la letteratura per ragazzi: Montgomery, Melville, Dickens. A 18 anni ho attraversato un periodo un po’ difficile, dovuto ad attacchi di panico, ora so controllare la mia emotività, anche i video mi aiutano a esprimere meglio ciò che provo.
La mia passione più grande è il canto: ascoltare la musica e viverla proprio come un concetto di vita. La musica riesce ad esprimere meglio i sentimenti, ecco perché a volte in Angius’ House si canta. Non ho mai partecipato a un talent, perché non amo le competizioni, anzi mi rallentano. La mia soddisfazione? Cantare o disegnare, ma senza dover aspettare i giudizi di altri! Siamo finestre affacciate su altre finestre, come le monadi di Leibniz, esprimiamo la nostra personalità senza aspettarci voti o premi. Vivo una vita da trentaduenne!

Com’è stata la tua infanzia?
L’infanzia determinata ciò che sei. Sono un millennial, ho avuto l’opportunità di vivere in un periodo di transizione, infatti, quando ero piccolo si usciva ancora a giocare per strada, poi da adolescente sono comparsi i cellulari, questo mi permette di riuscire a capire e a parlare con le nuove generazioni.
Mi ritengo molto fortunato ad essere cresciuto in un paese. Quando ero piccolo avevamo la libertà di giocare in bicicletta, uscivi e chiamavi gli amici a squarciagola dalla strada. Da ragazzini si andava a fare il bagno nelle vasche della diga -se mia madre lo venisse a sapere, mi picchierebbe anche adesso!– Oppure, a quindici anni, prendevamo il pullman e andavamo a Cagliari -amo questa città, mi ha sempre accolto e mi ha dato tanto- andavamo di nascosto, eh. Erano bugie buone, bugie alla Michael! L’adolescenza ha bisogno di evasione e di un po’ di ribellione!

Ci dai qualche anticipazione sui prossimi video?
Nel mio profilo ho pubblicato un esperimento: Simona, un personaggio che è il non plus ultra dell’ipocrisia, è benestante e ostenta ciò che ha. Nel mio profilo ha scatenato l’inferno, le hanno scritto di tutto, quindi questo personaggio ha funzionato! Presto lo pubblicherò anche nella pagina.
La vera anticipazione riguarda Giselledda. Nelle prossime puntate voglio fare un flashback sulla sua gioventù, voglio ricostruire gli incontri, le storie e la location perché tutto sia simile agli anni della sua gioventù. Anche se Giselledda sarà giovane, dovrà parlare quel tipo di sardo particolare proprio della sua epoca. Non la interpreterò io, io sarò il marito. Ho già chiesto alla ragazza che la interpreterà di usare quel tono, quella lingua, quei modi di dire. Ci impiegheremo mesi, ma tutto rispecchierà quei tempi.

Abbiamo spaziato tra tanti temi diversi. Nella serie c’è tanta profondità, ma ogni argomento è sempre trattato con leggerezza e ironia.
Le riflessioni più profonde nascono dall’ironia. L’ironia è naturale, spontanea. Sono molto contento di Angius’ House, non è una cosa che ho desiderato, è nata dal nulla per gioco e mi sta dando grandi soddisfazioni. Sono circondato da tante persone che mi vogliono bene, sento di avere comprensione e vicinanza. Angius’ House è un grande regalo!
Ti sei fatto un grande regalo e ci hai fatto un grande regalo!