I Templari, tra leggenda e cronaca, suscitano da sempre grande interesse, tanto che nei secoli sono proliferati migliaia di scritti, frutto di ricostruzioni fedeli o fantasiose.
Il grande mistero e il fascino sono legati a tanti aspetti: la nascita dell’Ordine, avvenuta durante le crociate; l’epoca storica in cui vissero, il Medioevo; la peculiarità di questi monaci combattenti, che portavano la fede in punta di spada; le loro vicende intrise di fede e di guerra; il misticismo e il potere; l’intensità e la brevità della loro vicenda durata solo 200 anni; il mistero della fine tragica e romanzesca dell’Ordine e infine la scomparsa degli archivi.
Ricostruire la storia dei Templari, trovare tracce e possedimenti, è un’investigazione affascinante e molto complessa, che coinvolge anche la Sardegna. Alcuni indizi, infatti, fanno supporre, che il famoso Ordine ebbe a intrecciare la sua storia anche con le vicende dell’isola.
Partiamo dalla loro nascita avvenuta nel 1118, quando un gruppo di cavalieri francesi, guidati da Hugo di Payns, fondarono a Gerusalemme I Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, i Poveri compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone, meglio noti come Templari. È un ordine monastico cavalleresco con il compito di difendere i numerosi pellegrini che si recavano a Gerusalemme. Le crociate sono un fenomeno complesso che ha interessato migliaia e migliaia di persone per tre secoli. Sappiamo cosa significò strappare il Santo Sepolcro agli arabi in termini di vite umane e di intolleranza religiosa e sappiamo quanto fosse complesso mantenere i regni latini nati in Terrasanta.
I Templari, grande croce rossa su mantello bianco, sono parte di questa storia, ma furono anche altro: un ordine ricchissimo e potente, che solo al papa doveva obbedienza e che si diffuse in tutta Europa con migliaia di edifici tra chiese, palazzi e monasteri.
Due secoli di storia, che si concluse brutalmente per mano del re francese Filippo IV il Bello. Tra il 1307 e il 1312, iniziò la persecuzione e l’Ordine fu soppresso, poco dopo i beni confiscati furono assegnati ai cavalieri dell’Ordine di Malta.
Per scoprire se i Templari, realmente, abbiano avuto degli interessi e dei possedimenti in Sardegna, ho intervistato uno dei massimi conoscitori dei Templari in Sardegna, lo studioso Massimo Rassu. A lui abbiamo chiesto di fare luce sulle vicende di quest’Ordine così misterioso, quali potrebbero essere le Chiese templari nell’isola e quali siano i documenti su cui costruire le ipotesi.
Massimo Rassu, ingegnere e studioso, ha pubblicato un centinaio di articoli e oltre trenta libri su vari argomenti, in particolare riguardo le fortificazioni, gli ordini militari, la geografia e urbanistica storica; sui Templari ha costruito negli anni diverse ipotesi di lavoro.
Massimo, venticinque anni fa il tuo primo libro sui Templari: come nasce la tua attenzione per questo argomento?
Ipotesi sui Templari in Sardegna – uscito appunto nel 1996 – è di fatto il primo studio sistematico sui cavalieri nella nostra isola. La lettura del mio libro ha suscitato l’interesse di tanti per questo sodalizio di valorosi monaci combattenti. Oggi, i libri, i convegni e le teorie sulle presunte proprietà in Sardegna ormai non si contano più, ma sono debitori di quell’appassionata ricerca, pubblicata un quarto di secolo fa.
La mia attenzione sul tema nasce in modo fortuito. Nel 1988, studiando i castelli medievali della Sardegna avevo trovato dei documenti che parlavano dei Templari di cui non sapevo nulla e iniziai a documentarmi. Alcuni anni dopo, nel 1994, pubblicai i primi articoli dove suggerivo che la chiesa di Santa Maria della Mercede di Norbello e la Santa Maria di Uta potessero essere state fondate dai Templari.
L’argomento, ancora completamente inedito, mi procurò l’invito, nel dicembre del 1995, a tenere una conferenza presso l’associazione culturale “Gli amici del libro” di Cagliari. Una televisione locale, Sardegna Uno, trasmise l’evento nell’edizione serale: il tema richiamava grande attenzione. In seguito mi è stato proposto di scrivere un saggio, Ipotesi sui Templari in Sardegna, appunto.
Partiamo dalle certezze. Abbiamo dei documenti che dimostrino l’esistenza o il passaggio dei Templari in Sardegna?
I documenti non sono tanti. In una carta dell’anno 1198 viene citata una fondazione templare, una Domus templi, termine che all’epoca indicava il monastero templare.
Dal contesto, la Domus templi si trovava presumibilmente nell’Oristanese: ne parlava, infatti, un canonico arborense che lamentava il furto dei pani di cera che l’arcivescovo di Oristano mandava appunto alla Domus templi.
Da questa fondazione dipendevano una decina di chiese non monastiche sparse tra le diocesi medievali di Oristano e di Bosa. Solo i vescovi di queste diocesi, nel 1308, furono incaricati di preservare i beni templari della Sardegna.
In un altro documento appena successivo, dell’anno 1200, papa Innocenzo III incaricava tale magister templi Albertus di recarsi in Sardegna per recuperare il censo, le decime che tutte le parrocchie del mondo cristiano versavano annualmente alla Santa Sede. Un’altra carta è del 1216.
Il documento principe, che toglie ogni dubbio sulla presenza dei Templari in Sardegna, è la lettera fratribus militiae templi in Sardiniam constitutis inviata nel 1249 dal papa ai frati della Milizia del Tempio che sono, appunto, istituiti in Sardegna.
Quali sono le chiese sarde appartenute ai Templari?
Di fatto non sappiamo dove fossero queste chiese, perché non sono stati trovati documenti che dicano in modo esplicito quali siano realmente appartenute all’Ordine del Tempio. Per questa ragione si deve parlare di ipotesi.
Il problema è che l’archivio centrale dell’Ordine è andato disperso con la scomparsa del sodalizio e i documenti sardi hanno seguito la stessa sorte degli altri documenti medievali isolani. I pochi superstiti sono depositati in altri archivi, ad iniziare da quello Vaticano, ma anche gli archivi di Genova, di Pisa o quelli spagnoli, ossia di tutte quelle entità politiche dell’epoca che hanno avuto a che fare con la Sardegna o che tennero proprietà in Sardegna.
Non abbiamo certezze, quali sono le tue ipotesi?
Inizialmente tendevo a catalogare come templari le chiese che presentano delle croci particolari dipinte al loro interno o scolpite al loro esterno. Infatti, le pubblicazioni che avevo letto negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta parlavano delle croci templari incise o dipinte dai Templari nelle loro chiese.
In seguito alla pubblicazione del mio primo libro, mi sono potuto confrontare con diversi studiosi, che mi avevano raccomandato di studiare esclusivamente i documenti d’archivio e lasciare perdere gli indizi: croci, simboli, teorie varie.
Ringraziamo Massimo Rassu per la sua disponibilità e vi diamo appuntamento tra qualche giorno per la seconda parte dell’intervista.
