La piazza apparecchiata a Villanovaorru

A Terre di Villanovaforru una cena in piazza con quattro degustazioni di pizza e un incontro con chef e operatori per parlare di cibo e sviluppo locale

La quiete è infranta solo dal cinguettio degli uccelli o da un chiacchiericcio lontano, all’ombra, mentre una squadra è al lavoro per finire di allestire i tavoli in piazza in occasione della sesta edizione di “Terre di Villanovaforru“. I tempi si dilatano e camminare per le vie del centro storico porta in una dimensione di pace, a un pensiero di diversa qualità della vita.

Ma nella qualità ambientale, che è uno degli indicatori di benessere potenzialmente in grado di arginare anche lo spopolamento, rientra il buon cibo secondo gli organizzatori, ovvero la stessa Amministrazione comunale e COI Accademia Enogastronomica. La promozione delle tipicità è leva di sviluppo.

Quest’anno la manifestazione ha optato per la promozione delle migliori produzioni agroalimentari del territorio tra gli ingredienti di quattro pizze gourmet. Per questa ragione sono stati invitati esperti di diversa provenienza con cui aprire un confronto pubblico prima di sedersi al desco nell’incontro moderato dalla giornalista Lara De Luna.

Il primo cittadino Maurizio Onnis continua a guardare con fiducia al rilancio del centro della Marmilla tramite i prodotti locali. Ecco che respinge l’idea di una sagra classica per dare spazio al confronto costruttivo con gli operatori e alcuni giornalisti di settore. I primi a conoscere e usare quei prodotti anche nella ristorazione e non solo nella cucina casalinga dovrebbero essere i sardi.

«È difficile ma partiamo da quello che il territorio offre», dice il cagliaritano Gianfranco Massa, presidente di Coi e project manager del progetto Foodss con la Corea. È convinto che il pubblico deve agevolare ma poi sta al privato agire. E che anche il cameriere possa essere un “agente di sviluppo del territorio” quando presenta i prodotti (e produttori). Definisce virtuosa la manifestazione giunta al sesto anno. Ma occorre potenziare la rete.

L'incontro a Terre di Villanovforru 2022

Mettere insieme le teste non è facile neanche secondo Marzia Buzzanca, pizzaiola (e sommelier) abruzzese trasferita in Süd Tirol per lavorare all’Hofstätter Garten, ristorante della celebre cantina di Termeno e dei bianchi di eccellenza.

«Il vostro territorio è vergine e può avere un grandissimo potenziale», considera, incantata dalla distesa bionda del paesaggio che l’ha accolta. A cena la sua filosofia della “pizza da degustazione” ha trovato sfogo in un “Omaggio alla Sardegna” in cui ha inserito fiordilatte, patate, un pecorino affumicato, ceci, cipolla e riduzione di mirto.

«Mi sono sentito subito a casa appena sceso dall’aereo», confessa Paolo De Simone, originario del Cilento ma ora a Milano alla guida del Modus. Ha ideato una “Marinara rinforzata” dove l’aromaticità intensa e persistente della bottarga di Cabras (inserita al posto delle sue alici) unita a pomodorini, origano, olive e aglio ha trovato un nuovo equilibrio al palato.

Formato con i migliori maestri partenopei, Emanuele Riemma – oggi è al Maiori di Cagliari – nella sua “Tre pomodori” ha sposato fiordilatte e ricotta stagionata a ciliegino, datterino e insalataro. «Si parte dalla curiosità di conoscere il territorio», afferma. E guarda più in là, dietro ad esperimenti di food pairing. L’abbinamento con la sua pizza? Gin tonic, senza dubbi.

«Distillati e produzioni locali si sposano con il territorio», afferma Francesco Bruno Fadda della guida Spirito autoctono. Nel suo intervento si sofferma sulla funzionalità degli eventi come Terre di Villanovaforru per promuovere il territorio: «Lo sono solo se vengono recepiti in loco innanzitutto. La Sardegna deve essere conosciuta prima dalla Sardegna e poi nel mondo. Solo dopo si può parlare di internazionalizzazione».

Francesco Vitale e Matteo Ardu di Sa Scolla, riuscita operazione di resistenza gastronomica nella minuscola Baradili, hanno giocato in casa con “Il maialino in Marmilla”: maialino, ricotta mustia, pomodoro arrosto e un battuto di erbe spontanee che sono altra ricchezza del territorio.

Hanno accompagnato la cena i vini di Olianas, della Cantina Lilliu, di Agricola Soi e Su ‘Entu. Il territorio ha un ventaglio di proposte. «Abbiamo deciso di creare un’offerta enoturistica nel territorio», le parole di Valeria Pilloni di Is Camminantis, associazione che ha unito le quattro cantine e inserirà anche altri soggetti.

L’unione farebbe la forza per dare propulsione al territorio. Prima di tutti devono saperlo gli operatori. Una questione di cuore ma anche di teste. Ma non c’è da scoraggiarsi, solo da andare avanti. «Noi che ci viviamo sappiamo che ci sono cose da fare per rendere felice questo territorio», aveva detto il sindaco nel saluto iniziale.

Manuela Vacca