Folklore e Tradizioni sui Fuochi di Sant. Antonio
Secondo la leggenda Sant. Antonio rubò una scintilla dagli inferi per donarla agli uomini per resistere alle temperature glaciali della terra. Il Santo si recò con il suo porcellino alle porte degli inferi per chiedere un po’ di fuoco, ma i diavoli gli dissero di no e uno di loro gli impedì il passaggio. Il maialino però riuscì a passare attraverso le gambe del diavolo provocando un gran caos, i diavoli cercarono di prenderlo ma senza risultati. A questo punto il diavolo all’ingresso lasciò passare il Santo per fargli riprendere il maialino. Sant. Antonio senza farsi notare appoggiò il suo bastone sul fuoco, poi richiamò il maialino e se ne andò.
Per ricordare questo episodio la notte del 16 e del 17 gennaio in centinaia di paesi sardi si accendono dei grandi falò, si balla e si canta fino a tardi. Si fa una processione, durante la quale il parroco di paese benedice la comunità, poi si fa il giro dei fuochi delle diverse zone. Un’altra tradizione tramandata fino ad oggi è quella di compiere tre giri in senso orario e tre in senso antiorario intorno al fuoco, quando le fiamme raggiungono il punto più alto. L’accensione dei fuochi in alcune località coincide anche con la prima uscita dell’anno delle maschere di Carnevale. I festeggiamenti terminano il 18, quando la comunità brucia gli ultimi tizzoni e mangia gli avanzi del giorno precedente.
Grazia Deledda ci racconta che a Nuoro, nella sua città natale, si festeggiava Sant. Antonio accendendo un grande fuoco con musica, canti e balli fino a notte fonda. A Mamoiada invece si abbelliva la chiesa con foglie d’arancio, le arance si mettevano nella punta dei pali che reggevano le cataste di legna nel fuoco. Si preparavano per l’occasione dei dolci, che si preparano anche oggi, tra cui la panada di miele.
La Chiesa per celebrare Sant. Antonio ha cristianizzato un’antico culto di origine pagana, che serviva a risvegliare la luce dopo il buio dell’inverno. Tra i simboli pagani possiamo individuare il maialino, legato a Demetra che lo considerava sacro e al folklore europeo per il quale incarna lo spirito del grano. Un altro simbolo è il miele del quale ci si nutriva durante i riti funebri. Le arance invece sono simbolo di fecondità e furono portate in dono a Giunone, sposa di Giove, mentre le streghe usavano questo frutto per maledire la vittima, l’arancia (che rappresenta il cuore) veniva lasciata marcire fino alla morte della vittima.
Festeggiamenti 2024
Le date principali dei fuochi sono il 16 e il 17 gennaio, anche se in alcuni paesi la festa si tiene il 14 e in altri il 20 e 21. I festeggiamenti più attesi sono quelli di Mamoiada, in cui si assiste alla prima uscita pubblica di “Mamuthones” e “Issohadores” il 16 e il 17 gennaio.
Martedì 16 alle 16.30 la messa in onore di Sant’Antonio Abate nella chiesa della Beata Vergine Assunta, seguita dalla benedizione del fuoco nel piazzale della chiesa. Dopo la benedizione ogni rione accenderà il proprio falò con un tizzone preso dal fuoco benedetto. Poi ci si ritrova nei quartieri per chiacchierare, ballare, mangiare e bere vino. Mercoledì 17 c’è la vestizione dei Mamuthones e Issohadores nella sede della pro loco di via Sardegna dove si vedono le prime maschere che sfilano per il paese e ballano attorno ai fuochi. Giovedì 18 la festa arriva al termine, bruciando le ultime braci e mangiando gli ultimi dolci con gli abitanti di ogni rione. Alle 17 si finisce con il carnevale nuragico, i partecipanti di tutti i fuochi arrivano in maschera portando un tronco acceso per alimentare il grande fuoco che darà il via al carnevale.
Roberta Ceccio