Storia del Carnevale di Samugheo

Carnevale di Samugheo

Il carnevale di Samugheo ha origine nella cultura pastorale e mantiene diversi elementi del culto di Dioniso, rappresentato dalla maschera zoomorfa di “S’Urtzu”, che indossa una pelle di caprone con la testa attaccata e un pesante campanaccio. Le maschere di Samugheo conservano la maggior parte delle caratteristiche che avevano in origine, anche se con il tempo hanno perso parte del loro significato. Dioniso era il dio della vegetazione, che ogni anno moriva e rinasceva, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie. La rappresentazione della passione di Dioniso, un tempo cerimonia sacra, in periodo cristiano venne ridotta a una semplice maschera carnevalesca, ed è così che la conosciamo oggi. Il rito è una processione ordinata, in cui i “Mamutzones” (seguaci di dioniso) imitano il combattimento delle capre in amore, mentre “S’Urtzu” sceglie tra le ragazze che trova sulla sua strada quelle con cui simulare l’accoppiamento. S’Omadore, il pastore, cerca di inseguire e pungolare “S’Urtzu” che cade al suolo e muore, (per rendere fertile il terreno). Sarà il vino a rianimarlo e farlo rialzare muggendo, dal terreno poi rinasce, simboleggiando il continuo ciclo della natura.

Le maschere fanno la loro prima apparizione il 16 gennaio, durante la festa di Sant’Antonio Abate; ma il carnevale comincia ufficialmente nel pomeriggio di giovedì grasso con la vestizione. Le maschere escono la sera del giovedì, della domenica e del martedì di carnevale. I protagonisti del carnevale di Samugheo sono principalmente Su Mamutzone, S’Urtzu e S’Omadore. Su Mamutzone, è una maschera muta con il volto annerito dal sughero bruciato, che indossa un abito nero, una casacca di pelle di capra senza maniche e porta appese alla vita diverse file di sonagli e campanelli. Un tempo i mamutzones portavano con loro un bastone avvolto di pervinca o di edera, a somiglianza del Tirso. Oggi viene portato solo da qualche maschera perché troppo ingombrante. I campanacci hanno significato apotropaico, ovvero cercano di tenere lontani con il loro suono gli spiriti del male. S’Omadore, il pastore, indossa un lungo cappotto nero e ha il viso coperto di fuliggine; tiene in mano una fune, un bastone, una zucca contenente il vino e un pungolo. Su Traga Cortgius è invece il personaggio che trasporta le pelli bovine secche e rappresenta un presagio di morte.

Roberta Ceccio