Anche ad Eleonora d’Arborea toccarono in sorte i festeggiamenti, peraltro piuttosto blandi, del 160° anniversario dell’Unità d’Italia: qualche anno fa, ad Oristano, la statua della giudicessa fu illuminata con luci tricolori.
Fioccarono le polemiche, in quella primavera nevosa e ventosa. La Signora di Oristano, che niente ha a che vedere con la storia risorgimentale italiana, per i sardi rappresenta un simbolo identitario; lei che promulgò la Carta de Logu ed ebbe a lottare per l’indipendenza della Sardegna dagli aragonesi.
Eppure il discorso è ben più complesso e tante possono essere le valutazioni in merito: iniziamo a considerare separatamente la figura storica e la statua. Una prima analisi può essere fatta ricostruendo la storia del monumento: che narrazione ha creato chi ha voluto erigere la statua, in quel determinato momento storico? Un’altra considerazione è data dal significato che il monumento ha acquisito per noi oggi.
Per affrontare la spinosa e delicata questione, ho chiesto a Nicola Gabriele, docente di lettere presso il Cpia di Cagliari, Centro Provinciale per l’istruzione degli adulti, e studioso dell’età risorgimentale e della Sardegna moderna e contemporanea, cosa pensi in merito. Tra i suoi studi: Scegliere la patria. Classi dirigenti e Risorgimento in Sardegna (2011), Ponti di carta. Giornalismo e potere nella Sardegna dell’Ottocento (2012).
I fatti di Oristano ci hanno permesso di estendere lo sguardo sul tema più generale delle statue e delle intitolazioni delle vie e delle piazze ai Savoia.
La chiacchierata non ha la pretesa d’essere esaustiva e completa -la materia è complessa e molto articolata-; vuole essere solo un contributo e un ulteriore stimolo per la discussione e il dibattito.
Nicola, per iniziare questa chiacchierata, ti chiedo, da storico, qual è e quale dovrebbe essere il compito della storia nella società?
Per rispondere a questa domanda bisogna scomodare un certo Marc Bloch… Il ruolo della storia dovrebbe essere quello di mettere in connessione il passato col nostro presente per consentirci di comprendere la realtà che viviamo. Una sempre migliore conoscenza del passato dovrebbe consentire di affrontare con maggiore consapevolezza i problemi di oggi. Uso il condizionale perché il ruolo dello storico è molto delicato e spinoso ed è necessario essere molto rigorosi per evitare di dar vita a mistificazioni o subdole manipolazioni dei fatti storici per fini politici o personali.
I tuoi studi vertono sulla storia della Sardegna moderna e contemporanea e sulla storia del Risorgimento; hai appena parlato di connessione tra passato e presente: è immediata la connessione con quanto accaduto in questi giorni a Oristano, dove, in occasione del 160° dell’Unità d’Italia, la statua d’Eleonora d’Arborea è stata illuminata con i colori della bandiera italiana. Non è una mistificazione della storia? Che senso può avere?
Premesso che le ragioni più profonde andrebbero chieste agli amministratori, penso che l’intento possa essere stato quello di far convergere le celebrazioni del 140° anniversario della statua con il 160° dell’Unità. Eleonora e con lei tutta l’età giudicale meritano di essere studiate anche in chiave di storia nazionale e istituzionale in tutta Italia.
L’iniziativa ha suscitato attenzione, perché i sardi nella figura di Eleonora vedono un simbolo identitario.
Non ci sono dubbi che Eleonora rappresenti un simbolo per il popolo e per la cultura sarda. Andrebbe comunque fatta una distinzione tra la figura storica di Eleonora, che ha dei contorni più o meno definiti, dal mito che specie nell’Ottocento andò creandosi attorno a lei in pieno clima romantico e che la rese oggetto, suo malgrado, di falsificazioni e manipolazioni storiografiche, quali ad esempio le Carte d’Arborea. Celebrare un simbolo identitario non deve però essere per forza fatto in contrapposizione ad un’altra forma di identità, quella italiana in questo caso. Credo che i sardi possano oggi riconoscersi in due patrie, quella sarda e quella italiana, proprio in ragione del percorso storico fatto dall’isola negli ultimi tre secoli. Oltretutto la statua stessa ha aspetti che richiamano alla nazione italiana.
Con Nicola Gabriele vi diamo appuntamento tra qualche giorno per proseguire la nostra chiacchierata storica.