Con Nicola Gabriele, docente di lettere presso il Cpia di Cagliari, Centro Provinciale per l’istruzione degli adulti, e studioso dell’età risorgimentale e della Sardegna moderna e contemporanea, in questo nuovo approfondimento, continuiamo a discutere delle statue e del loro valore simbolico e culturale.
Se non l’avete ancora fatto, vi invitiamo a leggere i primi tre articoli, pubblicati qualche giorno fa, e a proseguire con questo nuovo articolo.
Qual e il criterio per studiare e scrivere la storia?
La storia si basa sullo studio dei documenti. Questo è l’elemento basilare, dopodiché la storia, come diceva qualcuno non è una questione di scienza ma di coscienza, non deve servire interessi di parte e non deve essere usata strumentalmente per sostenere una teoria di comodo.
Noi paghiamo molto il fatto che la Sardegna è stata quasi sempre oggetto e non soggetto della storia e per questa ragione una certa storiografia va alla ricerca di un’identificazione come soggetto della storia, ma spesso e volentieri mistificando.
Cosa si intende per soggetto e oggetto?
Essere soggetto significa costruire un modello culturale originale che sia in grado di essere osservato dall’esterno e di essere apprezzato e rispettato. Per esempio in età nuragica e in età giudicale l’isola fu un soggetto storico, perché al suo interno si erano create forme di governo originali capaci di interagire e relazionarsi in modo attivo con gli altri soggetti politici del contesto mediterraneo.
In altre epoche la Sardegna è stata ricondotta a mero oggetto di possesso su cui estendere legislazioni e politiche elaborate ben al di fuori del contesto isolano.
Come ora…
Non sono cosi d’accordo. Ora esiste un’intelaiatura costituzionale e legislativa che regola i rapporti tra regioni e Stato centrale; da alcuni decenni questo rapporto dialettico ha prodotto molte trasformazioni e introdotto novità. Talvolta i contenziosi sono però di carattere politico e non istituzionale. E diventano pretestuosi, sicuramente non utili a una migliore definizione di rapporti tra centro e periferia.
Per ridiventare soggetto, occorre, dunque, l’indipendenza: una Sardegna indipendente.
Di sicuro la mia posizione è ben lontana da un modello indipendentista.
Anche in merito all’autonomia serve un ragionamento più profondo; proprio in questi tempi recenti credo che la gestione di alcuni settori della vita pubblica, come la sanità, abbia mostrato le enormi lacune di un decentramento.
Le statue dei giganti di Monte Prama rappresentano un altro contenzioso, anche qui soggetto e oggetto…
Ho seguito un po’ la vicenda del contenzioso tra Cabras e Cagliari. Onestamente mi pare che abbia poco di storico o culturale e tanto di affermazione politico-amministrativa.
In linea di principio credo che le opere d’arte non appartengano a un comune o a una regione, ma allo stato italiano e che la cosa migliore per la loro fruizione sia l’assegnazione a chi può garantirne la migliore gestione e divulgazione. In questo senso il Museo Archeologico di Cagliari è uno dei più belli e originali di tutto il Mediterraneo e forse sono pochi i sardi che ne conoscono le reali potenzialità.
Resta il fatto però che queste vicende andrebbero gestite con buonsenso cercando di comprendere le motivazioni di tutte le parti coinvolte.
Le opere sono state create, nascono, in un determinato luogo e rappresentano quel luogo. Cabras ha un museo efficiente e un finanziamento importante, penso che le statue debbano stare a Cabras. Il Museo di Cagliari possiede ed espone già tanto materiale importante.
Infatti credo che la proposta del direttore del Museo Archeologico di Cagliari di prestare alcune opere a Cabras mentre avviene il restauro di quelle di Cabras vada nella direzione di stemperare la polemica.
L’opera d’arte è anche indotto. Se non permettiamo ai luoghi di mantenere i propri gioielli, tanto vale trasferirsi tutti a Cagliari…
Tutti no, a Cabras ce ne sono una parte e l’altra parte sta a Cagliari.
Il Museo di Cabras è molto piccolo e difficilmente sarebbe oggetto di studio da parte di studiosi o di fruizione da parte di turisti se dovessero stare tutte lì.
C’è un importante finanziamento per costruire un Museo per i Giganti di Monte Prama.
In realtà la questione della nascita di una Fondazione in cui la Regione vuole avere quota di maggioranza mi pare che spieghi bene la vicenda, che va bene al di là di questioni carattere culturale.
Le statue sono state un po’ il fil rouge di questa chiacchierata: siamo partiti dalla statua d’Eleonora D’Arborea, per affrontare poi la questione dei Savoia, e, infine, dei Giganti di Monti Prama. La parola migliore per chiudere questa chiacchierata potrebbe essere storia? O meglio studio della storia?
L’auspicio è proprio che si possa lavorare per far convergere le migliori forze culturali, sarde e non solo, in un processo di studio, ricerca e divulgazione della storia sarda il più possibile in stretta connessione con la storia italiana ed europea. Questo consentirebbe agli studi storici sulla Sardegna di uscire da una dimensione localistica e provinciale, affermando l’originalità e le peculiarità del millenario percorso del popolo sardo.
E di questo compito dobbiamo farci carico con convinzione.