L’enologo Andrea Pala avverte dei cambiamenti in atto, con imprenditori stranieri che vogliono i vigneti vicino al mare. Il presidente della Fis regionale, Giulio Pani, sottolinea il nuovo corso delle zone interne dell’isola.
“Molti imprenditori stranieri hanno investito nei vigneti della costa. Sono emerse nuove cantine, alcune delle quali sono seguite direttamente da me come enologo. Si può già parlare di un piccolo boom negli ultimi cinque anni”.
Parole di Andrea Pala, giovane enologo gallurese (il migliore d’Italia dello scorso anno) che guarda all’evoluzione del mercato del vino in Sardegna, accompagnata anche da prezzi per ettaro ancora relativamente bassi e dalla reputazione dell’isola di luogo ideale per la vacanza.
“Gli investitori prediligono far lavorare i sardi”, risponde alla domanda sulle ricadute territoriali. Nota che la maggior parte degli imprenditori decide di piantare nuove viti, anziché optare per i vigneti esistenti.
E soprattutto la scelta differente rispetto alle altre regioni, dove le cantine spostano i nuovi impianti a quote più elevate: “In Sardegna si può osservare il contrario. Qui cercano la vicinanza del mare. E questa potrebbe essere la decisione giusta a lungo termine. I vigneti beneficiano della brezza costante, le uve sono sane e hanno proprio quella salsedine, il che li rende così interessanti”.
Il professionista, che lavora principalmente in Sardegna e vanta collaborazioni di prestigio (è noto anche in Lazio, Calabria, Campania, Franciacorta, Marche e Toscana), sottolinea che le nuove generazioni preferiscono non vendere più le uve alle cooperative vinicole, mirano alla qualità e puntano alla coltivazione sostenibile.
“Ci sono molte cantine che hanno la certificazione biologica, ma ce ne sono anche alcune che non la vogliono in etichetta. In particolare, le cantine più piccole temono la burocrazia che accompagna il processo di certificazione”, dice.
Molti professionisti del mondo del vino stanno guardando con attenzione alle trasformazioni in atto e al territorio che la bottiglia racconta. “La Sardegna, che sino a a quarant’anni fa era una terra da vini da dessert, ha fatto passi da giganti nella qualità e quest’anno i vini a marchio d’origine sono al 75 per cento”, osserva Giulio Pani, presidente regionale della Fis, la Fondazione Italiana Sommelier.
“Nel 2021 ci sono state le gelate tardive che hanno ridotto il raccolto. Quest’anno invece solo un po’ di pioggia. Le temperature calde hanno portato a tanto alcol ma, con le tecniche di cantina, gli enologi hanno saputo preservare l’acidità fissa, per cui c’è alcol ma non sono vini piacioni”.
Delinea una fotografia dell’interno: “Soprattutto nel Mandrolisai e nella zona di Orgosolo tanti produttori hanno creato nuove cantine, anche con pochi ettari di terreno e quindi la voglia di esprimere il territorio”.
Giudizio positivo di Pani per chi sta imbottigliando vitigni autoctoni, come a Mamoiada per la Granazza. “Come si è lavorato benissimo nel Mandrolisai con Cannonau, Bovale e Monica, altrettanto hanno fatto a Mamoiada con il Cannonau”, evidenzia.
Chiude con un monito: “Occorre continuare a impegnarsi molto sul fronte della qualità affinché i nuovi produttori arrivino all’eccellenza”.
Manuela Vacca
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